Pulizia del fotovoltaico: meglio gli specialisti (quelli attenti)
Prima o poi a tutti gli addetti del settore capita la fatidica domanda: “Ma i pannelli vanno lavati? Bisogna fare la pulizia del fotovoltaico?”
Semplificando la risposta e tralasciando le teorie più disparate su qualità e temperatura dell’acqua, tecnologa, tipo, materiali delle spazzole ecc., la risposta è solo una: dipende!
Sì perché se il danno nel lungo termine (diminuzione performance da cricche) diventa maggiore del beneficio nel breve termine (aumento performance da pulizia), allora la pulizia è meglio evitarla.
In questo case history vogliamo parlarvi di un nostro recente intervento di check-up in cui abbiamo analizzato un impianto con gravi problemi causati dalle errate manutenzioni e pulizie dei moduli che per troppe volte sono stati calpestati, provocando seri (e irreparabili) danni alle celle.
L’occasione fa l’uomo ladro
Se l’impianto nasce (per scelte progettuali poco attente) senza camminamenti o adeguate passerelle, e se i moduli sono orizzontali, complanari alla copertura, allora la tentazione di camminarci sopra è forte. Aggiungiamoci una zona industriale ricca di polveri che si depositano sui moduli, e quindi la necessità di una pulizia del fotovoltaico molto frequente, e abbiamo creato la scena del crimine perfetta per la distruzione dell’impianto.
In un contesto simile bastano pochi anni per mandare in fumo un investimento economico (e di materie prime).
Naturalmente per il malcapitato incaricato di eseguire la pulizia del fotovoltaico le alternative non sono molte. Mancando gli adeguati punti di passaggio i danni sono inevitabili, a lungo andare. Però le immagini che vi mostriamo, acquisite con l’elettroluminescenza EL sul 100% dell’impianto, parlano di un vero e proprio massacro delle celle.
Le numerose cricche e le celle pressoché inattive spesso indicano le ripetute camminate al centro dei moduli da parte degli addetti alla pulizia, che possiamo immaginare come l’intramontabile Freddie Mercury dedito alle proprie faccende a ritmo di musica.
Naturalmente bisogna dire che molte delle aziende specializzate nella pulizia degli impianti, ad oggi impiegano tecniche e macchinari sofisticati, garantendo un lavoro di qualità. Ma non è sempre così, perché non basta avere gli strumenti giusti: l’attenzione è fondamentale.
In questi casi il vantaggio dell’elettroluminescenza senza ombra di dubbio è la capacità di individuare immediatamente la gravità della situazione, oltre quello che ad occhio nudo è possibile rilevare. Spesso su moduli del periodo dei vecchi conti energia possono trovarsi bave di lumaca che indicano senz’altro la presenza di cricche, la cui gravità però può essere quantificata con attenzione grazie alla tecnica EL.
Ai più attenti non sarà sfuggita, nella seconda immagine EL proposta, la presenza di moduli con differente emissività. La tecnica dell’elettroluminescenza infatti consente di individuare puntualmente quali moduli sono compromessi in misura più o meno grave, e quali invece sono ancora in buone condizioni. Nel caso specifico i due moduli fotovoltaici erano già stati oggetto di una sostituzione recente che però, per evidenti ragioni, non ha ripristinato la performance dell’impianto.
Quanto perde? ➡️ -80%
Per questo motivo, sempre più clienti ci scelgono per eseguire verifiche e due diligence tecniche per futuri interventi di revamping e repowering degli impianti fotovoltaici. Con le nostre tecniche siamo in grado di fornire al cliente un layout complessivo indicando l’intervento consigliato per ogni singolo modulo, unendo diverse analisi come ad esempio:
- ispezione visiva
- misure elettriche
- curve IV
- test di isolamento Riso
- termografia IR
- elettroluminescenza EL
- fluorescenza UV
- curve al buio DIV
Come abbiamo mostrato in questo video test che vi riproponiamo, camminare sui moduli o, più in generale, sottoporli a stress meccanici, può provocare seri danni irreparabili. E non “solo” cricche nelle celle, come vedrete nel video.
Per richieste o approfondimenti non esitate a contattarci tramite il nostro format o nelle nostre pagine LinkedIn e Facebook.
Articolo a cura di Giovanni Guiotto e Mark Rossetto – MRP Srl
Luglio 2019