Controllo dei diodi di bypass: Parte 1
Quasi tutti i pannelli solari hanno dei diodi di bypass integrati nella scatola di giunzione. I pannelli in silicio cristallino generalmente ne hanno tre, e ciascuno di essi può escludere un terzo del modulo, se necessario.
Il compito principale dei diodi è quello di proteggere le celle solari dal surriscaldamento quando si verifica un ombreggiamento parziale. Insieme all’inverter, possono anche aiutare a minimizzare le perdite di rendimento su tetti parzialmente ombreggiati. In questo post, descriveremo come verificare se tutti diodi di bypass di un generatore di energia solare sono funzionanti, dato che potrebbero verificarsi dei guasti, e come rilevarli correttamente. La prima parte del post è sui diodi mancanti; più avanti discuteremo dei diodi di bypass in corto circuito.
Innanzitutto cominciamo dicendo che non è strano che un diodo di bypass in un modulo fotovoltaico sia difettoso. Dal momento che i diodi di bypass entrano in azione solo quando il pannello è ombreggiato, quelli difettosi non vengono individuati subito nel tempo. Come abbiamo detto prima, ci sono due tipi di problemi che possono capitare a un diodo di bypass, e ciascuno di essi si manifesta in modo diverso.
Nel primo caso, il diodo di by-pass non conduce elettricità per nulla, in entrambe le direzioni. Ciò può verificarsi se un diodo non è mai stato installato, se il diodo non è collegato correttamente, o se una corrente elevata ha danneggiato il diodo. In questo caso, il responsabile del sistema non si accorge di nulla in un primo momento. Solo quando il modulo interessato sarà ombreggiato, la corrente dell’intera stringa diminuirà fino al valore della cella ombreggiata; in alternativa la cella inizierà a consumare energia elettrica se l’inverter può ridurre la tensione a sufficienza. Se il diodo di bypass stesse lavorando correttamente, avrebbe solo la tensione dalle celle non ombreggiate nella sua serie; siccome la tensione negativa sulla cella ombreggiata aumenta, il diodo bypass diventa conduttivo.
Quando il diodo di bypass è difettoso, tuttavia, non è in grado di intervenire, e la cella riceve una tensione sempre più negativa fino raggiunge infine un punto di rottura. Con “punto di rottura” qui non si intende solo un malfunzionamento meccanico, ma anche nel punto della curva di un diodo in cui diventa conduttore nella direzione inversa.
Per alcuni tipi di diodi (diodi Zener), questo effetto viene sfruttato per ottenere delle tensioni stabili nei circuiti elettronici. Per molti altri, però, l’effetto determina un danno a causa di una perdita di potenza elevata. Le celle solari possono sopportare questo punto di rottura per un breve periodo di tempo, ma diventano così calde che non si può escludere il danno per periodi di tempo più lunghi. La tensione negativa che porta una cella solare al suo punto di rottura è di circa 14 Volt. Dato che 23 celle prive di ombreggiamento forniscono circa 0,55 V * 23 = 12.77 V, non si collegano più di 24 celle cristalline su un’unica serie di celle. In questo modo, una cella con ombreggiamento parziale può imporre la tensione di circuito aperto alle celle non ombreggiate, prevenendo così il passaggio di una corrente troppo elevata.
Per rilevare un diodo di bypass difettoso, è necessario inviare una corrente attraverso il generatore di energia solare nella normale direzione, preferibilmente di notte. Collegate un alimentatore che cercherà di trasmettere energia elettrica attraverso le celle solari. Dal momento che le celle non possono fornire energia durante la notte, i diodi di bypass – se stanno funzionando correttamente – diventano attivi e indirizzano la corrente oltre le celle solari. Se un diodo di bypass è difettoso, non passerà nessuna corrente.
Prima di eseguire il test, si dovrebbe sapere quanti pannelli solari sono collegati in serie nella stringa sotto ispezione e il numero di diodi di bypass che ha ogni modulo. Superando la tensione che porta i diodi in conduzione, la corrente dovrebbe aumentare in modo esponenziale. Se eseguite il test con il nostro pvServe, impostate il limite di corrente a circa il 50% della corrente nominale del modulo oggetto di indagine.
Per le celle da cinque pollici, per esempio, tale livello è di circa 2,5 Ampere. Poi, continuate ad aumentare la tensione fino a raggiungere quella corrente. Se non passa nessuna corrente, la causa è più probabile un diodo di bypass difettoso.
Il passo successivo è quello di scoprire quale modulo ha il diodo difettoso. Per questo, avrete bisogno di tensioni molto più elevate – e di prestare molta attenzione. La corrente dovrà fluire all’indietro attraverso le celle solari fino al diodo danneggiato.
Per 24 celle, la tensione del “punto di rottura” è di circa 336 volt, il che significa che sono necessari circa 400 Volt per una corrente di 2,5 Ampere. Questa corrente scalderà le celle interessate in un tempo relativamente breve, e il calore sarà visibile con una termocamera. Dal momento che operano al loro punto di rottura, le celle sono molto stressate, quindi accertatevi che il test non duri troppo a lungo. La differenza di temperatura rispetto ai pannelli non riscaldati è sufficiente per trovare rapidamente il pannello interessato. Se più diodi sono difettosi in una stringa, le cose diventano un po’ più complicate.
Il pvServe può essere utilizzato per rilevare fino a tre diodi in una stringa di pannelli che non sia troppo lunga (tensione massima: 1000 Volt). Se sono difettosi più diodi, l’unica opzione è quella di dividere la stringa in più parti e controllarle separatamente.
A cura di Giovanni Guiotto – MRP Srl
Novembre 2016